“Visite”, al Circolo Teatro Arcas, Niko Mucci dirige Marcella Vitiello e Roberto Cardone
Londra. Prestigioso hotel cittadino. Cico un ricco uomo d’affari , è nella sua stanza. Apre la porta ad una donna. Lei è Raquel. Dice di essere la sorella del suo antico amico Paulo. Una donna piacente ed affascinante che giunge improvvisamente:”Ho visto sul Financial Times che eri qui, per questa riunione. E all’improvviso ho avuto voglia di vederti, di ascoltare la tua voce”.
Cico e Paulo erano stati grandissimi amici. Si erano conosciuti a scuola, , e per anni avevano condiviso la loro vita. Poi un episodio, un pugno sferrato da Cico a Paulo li aveva allontanati, senza una parola, senza riconciliazione. Trentacinque anni di nulla e poi l’arrivo di Raquel. Sorella del suo amico. Ma Cico non l’ha mai vista, non ha mai sentito parlare di lei, non ha mai saputo che esistesse. Chi è? Lei conosce dettagli essenziali del rapporto di amicizia tra Cico e Paulo. Descrive parole, luoghi, ricordi. Troppi. Dice di averli appresi da suo fratello ma Cico non sa crederle: “ Non me la bevo! Anzi, guarda: non credo a una sola parola di quello che hai detto. Ho molti difetti, ma non sono fesso. Non è facile raccontarmela, te lo assicuro.”La verità. Ecco cosa vuole Cico. Perché quella donna è lì, davanti a lui? Perché gli sta raccontando tutte quelle storie?
“Visite”,in scena fino al prossimo 1 Febbraio al “Circolo Teatro Arcas” di Napoli, una nuova produzione di Libera scena Ensemble, diretto da Niko Mucci, con Marcella Vitiello e Roberto Cardone. “Con questo spettacolo – racconta Mucci – proseguo il percorso di riflessione sulle varie forme dell’amore e della solitudine, iniziato con “Ida e Ada”, continuato con “Sentimenti all’asta” e con “Dentro di me”, sperimentando piccole variazioni di approccio ad un unico problema. Nella sinossi – continua – lo sviluppo drammaturgico di una trama che si fa teatro attraverso il susseguirsi di alcuni colpi di scena , che rendono possibile ai due personaggi di spostare continuamente l’angolo di visuale, come attraverso un prisma fornito agli spettatori, per farsi una propria idea, anche eccentrica, del vero e del falso narrato e rivissuto.Un lavoro approfondito e basato sulla capacità di affabulare e rendersi credibili dei due attori”.