Vincenzo Borrelli in “Mercante di anime e di usura” di Pasquale Ferro, in scena allo ZTN di Napoli
Gigino “o’malefico”, di mestiere, se cosi può dirsi, fa l’usuraio. Ufficialmente commercia candele, ma in città tutti lo conoscono per l’immensa disponibilità economica, e la smisurata avidita, che lo accompagna in giro insieme al disgusto che tutti provano incrociandolo per strada. Gigino ha una figlia, ingenua, all’oscuro di tutto, smaniosa di conoscere la vera natura di quel padre che quasi non sente proprio. Gigino è il protagonista di “Mercante di anime e di usura”, tratto dall’omonimo romanzo di Pasqule Ferro, portato in scena allo ZTN di Napoli, dalla compagnia stabile del Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, diretto da Vincenzo Borrelli. Interprete del personaggio di Gigino o’malefico, nonché regista della messa in scena, Borrelli presenta una trasposizione teatrale, profondamente avvolta nei tratti oscuri dei suoi protagonisti. Attraverso un disegno luci al limite dello sperimentale, Borrelli offre al pubblico un intenso, a tratti confidenziale racconto di un uomo, tormentato dalla propria esistenza, e dall’altrui condotta, al punto di immaginarsi un vorace vendicatore. Portatore di una morale, senza alcuna logica universale. La sua morale. La morale di Gigino o’malefico. Impeccabili nei rispettivi ruoli gli attori in scena, Cristina Ammendola, Marina Billwiller, Simone Somma e Antonio Tatarella. Vincenzo Borrelli, omaggia il teatro di un impeccabile adattamento “scippato” con sapienza alla letteratura, e lo fa da artista compiuto. Audace ed istrionico. Il resto, in un lungo ed interminabile applauso finale.