“Signora Odissea”, oltre l’opera dentro il teatro: intervista a Titti Nuzzolese
Una sorta di esperimento artistico, un punto di vista nuovo. Un viaggio che alla fine porta forse verso una nuova meta. Inesplorata.
In alcuni casi, per fortuna, il teatro si propone come strumento di rilettura. Il classico, il moderno, il contemporaneo, ogni cosa può rinascere attraverso un nuovo punto di vista, una nuova visione generale. Progetti che a volte offrono spunti probabilmente inimmaginati. Uno di questi esperimenti si propone di rileggere, in qualche modo, un grande classico. “Signora Odissea” farà di certo parlare di se.
In scena presso il Real Orto Botanico di Napoli, nell’ambito della ventiduesima edizione della rassegna “Brividi d’estate”, a cura di Il Pozzo e il Pendolo, “Signora Odissea”, di e con Titti Nuzzolese e Roberta Misticone nasce da una idea più che mai originale, prodotta da Im/perfetta Teatro.
Il racconto è quello che noi tutti conosciamo, l’Odissea di Omero. Ciò che “stona”, si fa per dire, è il punto di vista, completamente innovativo. Non più l’uomo, non più quei personaggi, ma la donna e figure completamente diverse che hanno il compito di far rivivere il mito e di porre lo sguardo in qualche modo altrove.
Una breve e più che mai intensa chiacchierata con Titti Nuzzolese lascia campo a numerosi spunti di riflessioni e rende consapevoli che finalmente, artisticamente parlando, qualcosa, per fortuna, si muove.
Il tema centrale sembra essere a questo punto al di la del profilo artistico, il ritorno. L’odissea, per l’appunto per giungere, ritornare ad un contesto di apparente normalità. Quanto c’è di parallelo tra il viaggio interminabile del protagonista, seppur maschile, di tale opera e ciò che in qualche modo voi provate ad imporre dal palco. Un nuovo ritorno? Una nuova visione?
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<<Sicuramente in comune con il protagonista dell’Odissea di Omero ci sono le tante difficoltà per tornare, ritornare ed essere. Abbiamo riflettuto molto sul nostro personale percorso che amiamo e abbiamo intenzione di continuare, come scritturate in altre avventure, ma abbiamo sentito la necessità interiore di esprimerci in testi e personaggi che, per noi e, speriamo per tanti, esprimono concetti, raccontano storie e sono da esempio, oltre la frazione di storia per cui le conosciamo. La visione è quella di due donne, mia e di Roberta, che non hanno intenzione di accontentarsi di ciò che si può, ma desiderano tentare il tutto e per tutto ciò che si vuole>>.
L’idea di incentrare il tutto su personaggi definiti in qualche modo “minori” spinge certamente a una riflessione quasi entusiastica, la possibilità di far emergere tratti, profili specifici, situazioni, da un contesto che in qualche modo appare segnato, nell’opera, dalle gesta del protagonista. Cosa ci diranno? Cosa racconteranno queste donne?
<<Il fatto che il focus sia sempre stato su Odisseo ha, di conseguenza,fatto apparire minori i personaggi che, invece, rendono l’Odissea un’opera fantastica ed estremamente ricca di spunti di riflessione. In realtà penso che in tutte le opere d’arte bisognerebbe chiedersi perchè l’autore ha sentito la necessità di inserire quel personaggio. Il limite che il fruitore ha è quello di conoscere i personaggi nel momento in cui vengono raccontati. Ma se è vero che l’arte è vita, ognuno ha un passato e delle motivazione che palpitano per venire alla luce. Nel nostro caso Penelope e Circe sono donne estremamente lucide e consapevoli del loro stato e del proprio percorso e, seppure obbligate alla vita che condurrano, cercano di viverla rispettando la propria personalità, facendo azioni che hanno il sapore di una modernità attuale se non addirittura futura>>.
Quanto c’è bisogno, oggi, di una nuova visione, all’interno del contesto artistico e nello specifico di quello teatrale? Quanto è reale la necessità di uno spostamento del punto di vista, di una nuova ricerca, di qualcosa che restituisca, in parte, all’ambiente, quel fuoco che a volte sembra quasi spegnersi?
<<Io credo che ci siano tantissime nuove realtà molto interessanti sia per punto di vista che per linguaggio. Per cui è evidente che l’urgenza esiste e cerca di trovare espressione. Ciò che andrebbe riformulato è l’ascolto, l’attenzione verso questo tipo di lavori. Io penso che lo spazio ci sia per tutti, andrebbe ridistribuito allargando la prospettiva e fidandosi di più del pubblico che risponde sempre bene quando ci sono nuove proposte>>.
L’opera al centro, indubbiamente, tutto intorno, però, qualcosa di diverso, una visione innovativa che punto di partenza e potenziale imprevedibile scenario. Il teatro e la sua magia. Finalmente, di nuovo in coppia.