“La Tempesta” da Shakespeare a Serra, passando per gli Squallor

Quanto è realisticamente possibile fare di un classico del teatro mondiale un viaggio della mente,   incredibilmente visionario e follemente contemporaneo?

La Tempesta

Alessandro Serra, in questa sua rivisitazione quasi psichedelica del testo di Wiliam Shakespeare, in scena al Teatro Bellini di Napoli,  approfondisce il tema dell’immaginazione. Affronta ciò che la mente e il trasporto della stessa può partorire. Mantenendo l’impianto più che mai portante dell’opera, pilastro del teatro mondiale, Serra nel suo adattamento non solo restituisce la magia del testo, ma lo arricchisce di tratti in alcuni casi esplicitamente surreali. Elementi che aggiungono più che riadattare l’originale visione dell’autore inglese
La scena, impreziosita da elementi puramente coreografici non presenta l’imponenza del classico teatro. Attraverso una precisa idea di ciò che il tutto deve voler trasmettere, però, fa dell’austerità dello stesso palco il punto di forza dell’intera messa in scena. La prima immagine, la tempesta, per l’appunto, restituisce fedelmente il tormento dell’affondare. Perdere il contatto con la terra, con ciò che ci appartiene e ciò che vorremmo ci appartenesse.
Andrea Castellano, Vincenzo Del Prete, Massimiliano Donato, Salvo Drago, Jared McNeill, Chiara Michelini, Maria Irene Minelli, Valerio Pietrovita, Massimiliano Poli, Marco Sgrosso, Marcello Spinetta, Bruno Stori, impreziosiscono il tutto con interpretazioni assolutamente impeccabili e funzionali a quell’immagine che lo stesso Serra pretende di attribuire all’insieme. La contemporaneità, accennata in alcuni colori dello stesso adattamento avvicina al pubblico i tratti secchi e spietati di alcuni personaggi.
Apparentemente semplici, questi ultimi, ma follemente trasportati da una umanità istintiva che in alcuni momenti alleggerisce, quasi, il tema portante del racconto. Gli accenni, i riferimenti più o meno velati, le visioni di chi è aria e chi è carne, culminano con un inatteso stacchetto musicale, l’accenno di un testo dei celebri e mitici Squallor, che incontrano e sposano più che mai il testo shakesperiano, in una riproposizione coraggiosa che chiede soltanto di trasmettere un punto di vista più che mai marcato.
Lotte di potere, guerra sfiorate, amori e grandi tradimenti. La tempesta è il racconto epico di un padre che vuole riconquistare la sua terra e che con sua figlia è costretto in un insopportabile esilio. Gli eventi, le doti magiche del protagonista e la tempesta stessa che restituisce a tutti una opportunità di redenzione riposizionano, alla fine ogni personaggio. Serra entra in questa logica e ne tira fuori una più audace e sfrontata lettura. Marcata, colorita in alcuni punti, ma terribilmente autentica e gradevole. Pioggia di applausi, nel finale, anch’essi interminabili. Il pubblico ha compreso, ha gradito, certo, e senza dubbio alcuno ritornerà a sfogliare quel racconto, unico, immenso, e terribilmente carico di speranza.