Roberto Saviano e Mimmo Borrelli in scena al Teatro Bellini di Napoli con “Sanghenapule”
Sacro e profano, arte e racconto, storia e continuo approfondimento di una esperienza, un incontro, unico nel suo genere. Roberto Saviano e Mimmo Borrelli portano in scena un successo praticamente inesauribile. “Sanghenapule” – Vita straordinaria di San Gennaro, fa tappa al Teatro Bellini di Napoli, per un evento, in città, praticamente imperdibile.
Un incontro, si diceva, da una parte il racconto, autentico, storico misto a sprazzi di leggenda, dall’altro l’interpretazione visionaria di ciò che è stato, di ciò che si racconta, di quel che il santo della città, visceralmente alimenta e significa, di fatto, per i suoi abitanti. Saviano e l’elogio delle letture dei momenti di storia partenopea che si incrociano con quella di “Gennaro”, icona, mito, di una città sempre alla ricerca di approvazione. Borelli, l’esaltazione dell’immagine, la vibrazione delle parole mite a emozioni.
La simbiosi è totale, verbo e immagine si fondono in un prosieguo di fatti, storie popolari, immagini, ancora una volta rese immortali anche dalla frenetica accondiscendenza del popolo nei confronti di chi ne incarna, forse pienamente, meraviglie e contraddizioni. Il testo, degli stessi Saviano e Borrelli, ripercorre le tappe del culto. La storia della città, le sue tappe fondamentali, dalla “rivoluzione partenopea” al secondo conflitto mondiale, tra le altre, rivissute attraverso l’impronta che i napoletani hanno concesso al santo patrono.
Napoli dura, poetica, pioniera e tragica. San Gennaro onnipresente santifica e accoglie un popolo carico di speranza, sempre, in ogni caso. Il racconto è forte, emozionante, duro, straziante. L’impostazione del tutto, cosi come anticipato alterna la parola alla visione. I monologhi unici, immaginifici, autenticamente personali e propri di linguaggi che quasi si toccano, di Borrelli, rappresentano l’empirico, nella fase in cui la parola stessa, il racconto, di Saviano, si ferma.
Le musiche, le scene, trasportano lo spettatore tra i momenti più alti della storia partenopea, la regia visionaria, anch’essa, perché è nella visione e nel messaggio ai sensi che tutto è rinchiuso. Tutto, ma proprio tutto al servizio degli artisti, al servizio di un delicato affresco fatto di sacro e di autentico vissuto. Napoli, San Gennaro e un legame unico nella storia. Il pubblico, caloroso, conferma la magia, il finale è puro entusiasmo, sentita emozione. Gli applausi, forti, decisi, vivi, rappresentano la risposta, la conferma di chi ha voluto perdersi nel racconto, di chi ha scelto di condividerlo, di chi è consapevole, e protagonista, magari, di quella stessa magia.