Sabina Guzzanti, in scena, dal futuro, al Teatro Bellini di Napoli

n un futuro lontano, animato da una solida coscienza civile e da sani ed onesti amministratori, è usuale evento, per evitare di ripetere gli errori commessi in passato, tenere un discorso celebrativo. SabinaQf2, la nostra protagonista, la donna alla quale viene affidata la preparazione del discorso, analizza quello che in quel tempo è definito “secolo di merda”, porzione di tempo tra il 1990 ed il 2041. Come ha fatto il genere umano a cadere tanto in basso? Cosa ha spinto i governanti a ridursi a tanto? Sabina Guzzanti torna a teatro dopo sei anni, e lo fa con un nuovo monologo, andato in scena al Teatro Bellini di Napoli. “Come ne venimmo fuori”, è un’attenta ed atroce analisi, di ciò che ci ha condotto ai nostri giorni. Cosa ci ha portati verso i social network, verso il neoliberismo sfrenato, verso la convinzione che l’apparire sempre e comunque può essere tutto, l’esserci, dare un parere, commentare, e non importa se si hanno i mezzi, gli strumenti o il profilo per farlo, l’importante è farlo. Sabina Guzzanti, scrive ed interpreta quello che può essere definito il manifesto socio – politico – culturale – economico, degli ultimi decenni. Diretta da Giorgio Gallione, la Guzzanti, dal suo futuro ipotetico, supportata da un variegato linguaggio del tempo e da allegri e salutari motivetti, descrive i fatti, i personaggi, le politiche, che hanno guidato l’europa ed il mondo intero verso il nostro presente. Il liberismo, le guerre, e poi le bombe, le rivoluzioni, la Tatcher, Berlusconi, l’America, il muro di Berlino, le ideologie e la loro fasulla fine, e poi l’attuale scenario, un continuo, incessante, impoverimento, sociale, culturale, politico, una lunga ed intensa decadenza, figlia di un disegno chiaro e programmato. “Come ne venimmo fuori”, è un aspro augurio, un silenzioso cenno di speranza, verso una società all’apparenza ormai smarrita. Sabina Guzzanti, immagina un futuro libero dagli errori del passato e del presente, immagina un mondo non per forza governato dal denaro e dall’interesse. Immagina un uomo, una donna, liberi da ogni forma di indiretto condizionamento, liberi e capaci d’essere, non più bambole in mano a chi sceglie per loro. Uomini e donne pensanti, non più sorde e cieche figure, piene di nulle, ma purtroppo convinte del contrario.