Quattro uomini, quattro vite: il regalo di Avati incanta il Teatro Bellini
Amicizia, passione instabile per il tavolo da gioco ed un amore, mai spento, altrove sminuito, mai del tutto spento dal ricordo.
Quattro amici e la comune passione per il gioco. Un percorso interrotto, una comune visione spezzata da sprazzi di egoistiche pulsioni. L’occasione per rivedersi, riprendere quel filo spezzato anni prima. Quattro amici ed una partita a poker, autentica, fasulla, tutto è niente. Gioco che diventa la vita, il rischio la tensione la gioia spezzata ed interrotta dal fenomeno avversa. Vita che diventa gioco. Pedine che cambiano si muovono e scalciano chiunque sul proprio percorso.
Il disegno cinematografico di Pupi Avati rivisto e nuovamente immaginato a teatro. Una scena, uno squarcio nell’animo di quattro differenti personaggi, per i quali quella partita, quella sera, quel momento, vale forse troppo. L’intenso si fa vissuto, ed alla fine un’onda di selvaggia ed incerta rivalsa scuote tutti. Cosa sarà di quelle storie, di quelle vite, di quei rapporti intensi, profondi e tanto, troppo deboli. In scena, cosi come fosse tutto vero, con la naturalezza e il piglio che soltanto i grandi attori possono manifestare e far apparire quanto più concreto possibile, Gigio Alberti, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase e Fulvio Pepe.
L’adattamento di Sergio Pierattini calca la mano sull’aspetto umano dei protagonisti, rivisitando alcune trame della storia raccontata nella storica pellicola di Pupi Avati, che valse tra l’altro la Coppa Volpi a Venezia al compianto Carlo Delle Piane. La regia di Marcello Cotugno invece spinge sui tratti dei singoli. Una storia, un accadimento in continuo movimento, che gli andamenti stessi dei protagonisti su e giù per il palco pare vogliano scandire in una sorta di dinamica allegoria. Il solito incantevole contesto del Teatro Bellini di Napoli poi, chiaramente accentua l’emotiva percezione di quanta grazia possa in qualch modo mostrarsi all’occhio di osserva.
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Il colpo di scena, la tensione che va su e giù, immagini che sembrano identificare ben più aspetti della pura percezione empirica dello spettatore. La messa in scena è forte, veloce, concreta, le scene al limite dell’imponenza delineano il contesto. Tutto grane per quattro semplici e forse piccoli uomini. Tutto è lì, quella serata, il tavolo dal gioco, le loro vite, la loro amicizia e quel regalo che cambia tutto, che ridà vita, o forse soffoca definitivamente ogni cosa.