“Qui ed ora”, di Mattia Torre, tra classi e scontri frontali, in scena al Teatro Nuovo di Napoli

 

Un incidente, più o meno banale, più o meno casuale, tra i colori grigi della periferia romana, è l’occasione di un confronto serrato e cercato, tra una parte e l’altra di Roma, tra una parte e l’altra di Italia, tra un mondo e l’altro. “Qui ed ora”, scritto e diretto da Mattia Torre, in scena in questi giorni al Teatro Nuovo di Napoli, con protagonista Paolo Calabresi e Valerio Aprea, è un aspro duello a colpi di storie di vita, esperienze, scelte, e luoghi, abbastanza comuni, o forse meno. Lo scontro in scooter, due uomini, due storie, un incontro casuale, apparentemente dettato dal destino. Ma è qui che le cose cambiano. Il destino in certe storie, cos’è? Cosa può essere? Come si arriva a quel punto in cui, lui, il destino, sembra divenire assoluto protagonista. L’autore, sembra porre sotto la grande lente di ingrandimento del palco, i vizi e le pseudo virtù di due classi, che sembrano in questo momento dominare lo scenario sociale del paese. Cinici, cattivi, imbruttiti a loro insaputi, contro apparentemente docili, incattiviti anch’essi e molto più coscientemente “brutti” degli altri. Lo scontro, l’incontro, nasconde in se il materiale umano che in questa epoca caratterizza ogni riflessione, ogni confronto, ogni punto di vista, che affronti anche solo di striscio, lo strato sociale odierno, attuale, tristemente contemporaneo. Mattia Torre, fornisce l’assist ai due bravissimi protagonisti, per una curata e realistica intepretazione, in cui bene e male, brutto e bello, buono o cattivo, simpatico o antipatico, si prendono e si sporcano le mani a colpi di attacchi verbali, personali, di classe. Il risultato, il finale, è un aspro epilogo, per niente scontato, forse inaspettato, ma si sa, il destino, è li dietro l’angolo, pronto a rendersi ogni volta, unico protagonista.