“Piccolo squallido carillon metropolitano” di Davide Sacco in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio
Una famiglia, sfiorita dalla perdita di entrambi i genitori, due fratelli, tormentati dal proprio essere, e dalla voglia di andar via, ed una sorella, in bilico tra ragione e follia, un contesto, incomprensibile ed aggressivo, carnefice, e vittima, di se stesso. “Piccolo squallido carillon metropolitano”, di Davide Sacco, in scena al “Nuovo Teatro Sancarluccio”, è il racconto, lucido ed intenso, di un piccolo grande, ingenuo, dramma familiare. L’essere costretto a nascondersi, a fuggire via, a rinunciare a tutto, a star male, sempre, comunque, in ogni caso. Presentato nell’ambito della rassegna teatrale “ Anche le formiche nel loro piccolo.. crescono” ideata da Gianmarco Cesario, (che vede protagonisti spettacoli presentati, in versione ridotta, negli anni passati alla più nota manifestazione “La corte della formica”), “Piccolo squallido carillon metropolitano”, diretto dallo stesso Davide Sacco, ed interpretato dai bravissimi, Orazio Cerino, Eva Sabelli e Giovanni Merano, colpisce inoltre per la profonda teatralità, che sostiene l’intera messa in scena. Sincronismi, gesti, sguardi, che accompagnano parole e dolori, arominosamente distribuiti dallo sguardo sicuro di Sacco, impeccabile nel fondere in un unico fotogramma, scena, e scenografia, visceralmente complici, in un contesto, a tratti ossessivo, specchio fedele delle storie, degli umori, dei drammi, dei protagonisti. “Una storia d’amore tra fratelli – racconta Davide Sacco – nel senso più ampio del termine, una storia d’amore sul limite del giudizio e del perdono, sul limite della ghettizzazione e della accettazione. Siamo nel mondo dei fragili, degli inadatti, degli sconfitti – continua –
siamo in una periferia, una delle troppe delle tante fabbriche di cemento e vomito, di ignoranza e paura. Si vive nel degrado dei sogni – spiega – nella paura di se stessi, vivere è una faticoso atto di coraggio. In uno scenario lunare da catastrofe dei sentimenti – conclude – una bambina troppo vecchia si crea un suo mondo, un specchio opposto votato al bello, come un pesce in un acquario lontano da tutto e tutti, ma abbastanza vicino da capire l’orrore dell’isolamento, dello squallore, della violenza”.