Peter Greenway ed il suo Goltzius & The Pelican Company, al Teatro Bellini di Napoli

Attesa e curiosità per la proiezione dell’ultimo film di Peter Greenway, “Goltzius & The Pelican Company”, al Teatro Bellini di Napoli. Sei giorni di programmazione (dal 7 allo scorso 12 Ottobre) per lo scandaloso racconto dell’artista gallese, proposto in lingua originale, che ripercorre le storie ‘erotiche’ della Bibbia attraverso l’arte di un incisore olandese del ‘600. Oscenità, vere o presunte a parte, la pellicola del maestro Greenway rappresenta per i più un affresco epocale, che mescola con estrema grazia le diverse forme espressive, frequentate e sperimentate dall’artista: narrazione, videoarte, pittura, teatro, musica. “L’eresia del suo sguardo di artista – descrive la presentazione allo spettacolo – l’opulenza della messa in scena, la contaminazione dei linguaggi ed il cortocircuito tra diverse tecnologie, ha ispirato, la casa di produzione milanese, Lo Scrittoio e Maremosso, a percorrere e sperimentare nuove strade, costruendo un progetto culturale che mescolasse le modalità di fruizione classica”. Poetico e visonario, Greenway, a Napoli, oltre che per la presentazione dello spettacolo al Teatro Bellini, anche per ricevere l’Exellence Award del settimo Galà del Cinema e della Fiction, ha fatto il punto sullo stato del cinema mondiale, in occasione della conferenza stampa di prensentazione del film, manifestando la sua totale dedizione e speranza nelle nuove tecnologie, definendo il cinema, nella vera e propria concezione del termine, ormai morto. Non sono mancati inoltre, nel corso dell’evento di presentazione, omaggi e “dichiarazioni d’amore” per i grandi maestri del cinema italiano, che hanno in qualche modo arricchito considerevolmente il proprio profilo professionale. Non sono mancati elogi nemmeno per il pubblico italiano, tra i più assidui ammiratori , secondo il maestro, delle sue pellicole. Cinema e teatro si fondono per la presentazione di un evento che lascerà di certo scie di critiche dietro di se. Due forme d’arte, due distinte forme di linguaggio, opposte tipologie di pubblico, un unico grande narratore, Peter Greenway.

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