“Natale in casa Cupiello”, Serao riscrive le regole: è magia al Piccolo Bellini

Niente di ciò che è possibile immaginare. Niente che sia possibile prevedere. Al centro di tutto il teatro, la magia, l’atmosfera indescrivibile dell’arte.

Natale in casa Cupiello è probabilmente il testo per eccellenza delle festività natalizie. Il tutto se guardiamo la cosa dal punto di vista di chi ama un certo teatro, di chi è cresciuto ascoltando determinate battute ed ha avvolto mentalmente, pezzi di quella stessa opera tra i ricordi portanti della propria vita. L’occasione delle festività natalizie, insomma, è il momento cruciale per rispolverare, se cosi è giusto dire, una rappresentazione resa immortale dalla sua firma e dalla tenacia di una immagine che di certo può dirsi immortale. Al Teatro Piccolo Bellini, il sogno si ripete, più rivoluzionario che mai grazie all’estro ed alla unicità dello slancio di Lello Serao.

Lo spettacolo in questione non può certo essere classificato come tutti gli altri, come le centinaia e centinaia di riproposizioni di un testo che dire perfetto è forse raccontare davvero poco. In tutte le salse, da ogni punto di visto, le variazioni sul tema, negli ultimi anni sono andate a tutti gli effetti sprecate. Lello Serao, però, ribalta la scena, nel vero senso della parola. Da una idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Sassoia, prende vita qualcosa di magico, di inaspettato. Serao dirige, il resto, è a tutti gli effetti storia.

Le abilità indiscusse, in scena, di Serao, rappresentano l’unica testimonianza di genere umano sul palco. Difficile da credere, certo. Il resto? Pupazzi, nati dalla visione di Tiziano Fario, manovrati, con maestria e passione da Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani, Irene Vecchia. Sette pupazzi più Lello Serao, per la messa in scena di un testo condito sa spezzoni di onirico e di necessaria follia. Come sarebbe stato tutto possibile altrimenti?

Il progetto nasce da un’idea di Luca Saccoia e Vincenzo Ambrosino  – dichiara lo stesso Serao – che ha preso corpo dall’incontro con il sottoscritto e lo scenografo Tiziano Fario. Il presepe è l’orizzonte dentro cui si muove tutta l’opera sia in senso reale che metaforico, il presepe è l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in una umanità rinnovata e senza conflitti, ma è anche la rappresentazione della nascita e della morte, è il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo, è la miscela tra passato e presente, è una iconografia consolidata e al tempo stesso da destrutturare di continuo, il Presepe si rifà ogni anno, è ciclico come le stagioni, può piacere e non piacere”.

Il progetto Teatri Associati di Napoli, chiama per l’appunto una grande opportunità per un laboratorio assolutamente d’avanguardia, che ha di fatto portato a una versione del classico di Eduardo De Filippo, assolutamente senza precedenti. La sensibilità del tratto stilistico, pur immerso della condizione dell’inanimato, corrispondono alla cifra artistica dell’intera operazione. Serao sembra non conoscere alcun limite artistico e di certo fisico, concentrato nel rappresentare, di fatto, i tratti di tutti i personaggi in scena. Il risultato è impensabile. Un gioco delle parti, continuo, instancabile. Il classico, il moderno, il presepe, presente o meno nella logica attuale. I dubbi, le ansie, le condizioni, restano invariate nel tempo. Cambia la metrica, cambia l’esposizione, il racconto. Il tutto è al limite del sogno e nel sogno spesso a gran voce chiede di avventurarsi. Il pubblico, deciso applaude e riconosce lo splendore di un regalo inaspettato. Questo presepe, si, ci piace, senza ombra di dubbio, senza un briciolo di indecisione.