Shakespeare inusuale, rimescolato riconsiderato: il teatro di Giovanni Meola
Una rivisitazione che è anche tanto altro , un punto di vista che abbraccia un classico e ne fa una nuova visione, un nuovo concetto di adattamento.
Il punto di vista di un autore, in merito ad un testo teatrale seppur classico, o addirittura classico ed intoccabile secondo quelli che possono essere i dogmi del caso, ha il potere di ridare quasi nuova linfa, secondo alcune visioni al testo stesso. Partiti da lontano forse, troppo lontano per abbracciare un concetto tutto sommato semplice. Giovanni Meola porta in scena Shakespeare, al Tram di Napoli, e lo fa a modo suo. Una personalissima rilettura, che non è soltanto stile, impronta, ma tanto altro.
In scena tre attori, Solene Bresciani, Vincenzo Coppola e Sara Missaglia. Tre attori per tutti o quasi i personaggi dell’Amleto, già perchè è di Amleto che si parla. Amleto (o Il Gioco del Suo Teatro), alla sua prima nazionale presso il teatro napoletano approfondisce in un certo senso il percorso “artistico” dello stesso protagonista lungo la trama di quella storia che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Amleto attore, personaggio, personaggio, attore, come i tre in scena, come coloro che vestono e svestono i panni di Claudio, Ofelia, Learte o Polonio, tutti e nessuno. Una farsa ai limiti del pirandelliano, non per esagerare ma per assegnare un colore, un tono che sia forte, che sia empiricamente valido nella trasposizione di quei versi di quelle scene di quel racconto.
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Una messa in scena ai limiti del pop, in senso buono, un vortice surreale in cui teatro, metateatro ed anche tanto altro si mescolano in una incredibile contesa tra pensiero ed azione, apparire o restare nell’ombra, dare un senso al proprio percorso oppure lasciarsi colpire dagli eventi. La bravura degli attori in scena è smisurata. Il punto di vista, la regia di Giovanni Meola, che cura anche l’adattamento del testo, può apparire ai limiti del contorto, solo se non si considera un fattore, la volontà di mettere seriamente in scena Shakespeare, riadattare quel vuoto, ricontestualizzare quel disagio, quegli eventi. Ricollocare, per quanto possibile con immagini, suoni, parole, una storia incastrata in un passato che ritorna ad ogni scontro umano, ad ogni dramma, ad ogni storia d’amore.
Un punto, una parola, uno sguardo. Meola ipnotizza il pubblico con un approccio rapido ma al tempo stesso intenso. Gli applausi finali fanno il resto. Il teatro è le sue mille sfaccettature, classico, contemporaneo, sperimentale, tutto in uno, uno in tutto. Il teatro.