“Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello, in scena al Teatro Mercadante di Napoli
La scena, povera, essenziale. Due panche, ideali pareti sottili e semitrasparenti per andare oltre il palco. Via il sipario, e si è già consapevoli di quanto, il centro di tutto, saranno gli attori, sarà la storia, saranno gli spunti, le riflessioni, i dilemmi. Via il sipario, ed è certo a tutti che alla fine, ci sarà tanto, ma tanto su cui fermarsi a pensare. “Il Piacere dell’onestà”, di Luigi Pirandello, con la regia di Antonio Calenda, è in scena al “Teatro Mercadante” di Napoli, fino al prossimo 15 Gennaio. Tratto dalla novella “Tirocinio”, si racconta di un uomo, fino a quel punto dall’incerta condotta etica e morale, poco onesto, molto attento a non curarsi del prossimo. Baldovino immagina la sua redenzione, ed accetta di fingersi marito, di una donna, rimasta incinta del suo amante. Ma il gioco, di parti e d’anime, non durerà abbastanza. Ognuno, vedrà cadere le proprie certezze, vedrà sgretolarsi l’apparente solidità di un disegno, di una messa in scena, quasi perfetta. Baldovino sarà il centro di un percorso, dalle inaspettate conclusioni, il centro di una rinascita ideale, e poi reale. Il centro di qualcosa, che ancora non si conosce. Protagonisti in scena, Pippo Pattavina, nel ruolo di Baldovino, Debora Bernardi, La signora Agata Renni, Valentina Capone , La signora Maddalena e madre di Agata, Fulvio D’Angelo, Il marchese Fabio Colli, Francesco Benedetto , Maurizio Setti, cugino del marchese, e ancora , Santo Pennisi, Il parroco di Santa Marta, Marco Grossi, Marchetto Fongi e portaborse, Giulia Modica , Mariuccia, la cameriera. La regia di Antonio Calenda, attenta e sicura, si concentra sul ruolo del protagonista all’interno di una vicenda che, quasi inconsapevolmente lo assorbe come mai avrebbe immaginato. Il percorso, di rinascita, al quale si assiste nel corso dello spettacolo, intenso e vivo sul palco, pienamente assorbito dallo spettatore grazie alla generosa ed incredibile bravura degli attori in scena, è ciò che emerge, quasi con artistica prepotenza. Calenda propone e dirige, con rigore estetico, un testo ricco, profondo, importante. L’estetica del racconto, del tempo, dei toni, dei tempi, delle meraviglie del linguaggio, della poetica, sono li. Immobili e fedeli, rispondono al regista, che ne dispone con rispetto e competenza, omaggiando il pubblico con uno spettacolo, assolutamente, unico.