Il palco e la vita, solitudine e finzione: tutto è “Burla”, in scena al Teatro Tram
Viola Di Caprio scrive, dirige, interpreta un monologo che è specchio e visione di un segmento di vita, una parte di quotidiano.
Un monologo intenso, intervallato da momenti di apparente “calma”, “Burla” è una presa di coscienza, servita nel modo più dolce e leggero possibile. Tutto accade mentre magari si pensa che non sia cosi. In scena al Teatro Tram di Napoli, Viola Di Caprio strappa applausi più che mai sinceri e attimi di profonda riflessione. Autrice, regista, interprete di un testo che dalla finzione si insinua in una realtà, troppo spesso altrettanto lontana dal vero.
Una spogliarellista, il prima, il dopo di uno degli spettacoli che riempiono di fatto i suoi giorni. Dialoghi tra colleghe, spunti, riflessioni, caffè. Tutto appare vivo, tutto è di fatto la rappresentazione di una realtà a tratti incerta. Le storie di ognuna di loro messe a nudo e una verità sottile che fa fatica a emergere.
Dall’inizio alla fine, metateatro servito su un piatto d’argento, nel modo, si diceva, più dolce possibile. Dov’è la finzione, dove il vero. Ironia, provocazione, tutti gli elementi che portano l’attenzione di chi osserva a livelli altissimi. L’abilità della protagonista, in scena, sotto questo punto di vista è più che mai spiccata.
Il pubblico segue attento, da un momento all’altro si attende il colpo di scena, la situazione a effetto che possa in qualche modo affermare il senso di quel preciso percorso, per l’appunto, scenico. Ciò non accade, perché la natura del tutto è in quella stessa visione. Un pretesto allegorico, servito in modo del tutto naturale, preludio per i momenti successivi che saranno di puro colore al quotidiano. Il matrimonio, i ruoli, gli stereotipi accarezzati e scavati nell’essenza.
Un irresistibile momento legato alla cucina e alle immagini che da esser possono arrivare. Musica e cibo, per un folle e magico intermezzo in cui una parmigiana di melenzane riesce a prendere la scena, tra sorrisi e velate riflessioni. Il momento è segnato, lo spettacolo entra nel vivo e da quel momento tutto diventa più chiaro. Il disagio, forse la solitudine della protagonista emergono, il disegno artistico, in qualche modo si compie.
Attimi di vita, racconti apparentemente leggeri che nascondono tratti di malinconico approccio. La scena va per esaurirsi, la trama scorre e alla fine, la farsa si riconsegna alla vita, si rimescola con il quotidiano e tutto torna a mostrarsi come perenne finzione, la vita, insomma.