“Hypate”, incanto e tragedia, storia di una donna e di una follia

Foto: Giorgia Bisanti

 

Giardino Romantico di Palazzo Reale, Napoli, “Hypate”, una produzione Teatri di Seta e Teen Theatre, scritto e diretto da Aniello Mallardo, con Giuseppe Cerrone, Luciano Dell’Aglio, Serena Mazzei e Andrea Palladino, prima assoluta, in occasione del Napoli Teatro Festival.

La storia

“Nel V sec d.C. una donna è assassinata. Era bella ed era una filosofa. Spogliata nuda , dilaniata con cocci aguzzi. Gli occhi cavati, e i resti del suo corpo sparsi per la città e dati alle fiamme. Carnefici, fanatici cristiani”.

L’incanto

Le luci si spengono, e nel silenzio surreale di una città un po’caotica ed un po’ presa dai traumi del post lockdown, Ipazia d’Alessandria, dice di se, prende a raccontarsi, e lo fa perché non sia consentito ad altri di farlo, i suoi studi, la sua missione, e quel pensiero, realistico ed utopico, di pace , coesione, figlio di tempi prosperi, sfociati ormai in conflitti privi di ragione.

Con lei, Oreste, Sinesio e Cirillo, anime di fazioni, immagini chiare, di insensate contrapposizioni, su tutte, religiose. E’ assente Ipazia, subisce il pensiero di chi con lei condivide quei momenti, subisce ma la sua missione è netta, chiara, ed alla fine, il sacrificio sarà inevitabile.

Il testo, intensamente ai limiti del poetico, incarna la vicenda di una donna, i suoi dolori, le sue ansie, ed un destino tragico, intrappolato dalla follia umana. La regia, lenta, compassata, aumenta la visione, l’allegorica presenza dei protagonisti, ognuno un tratto, ognuno una posizione, ognuno ad incarnare la misera fine della ragione.

Gli attori, ispirati, potenti nell’affermazione del personaggio a loro affidato, si esprimono e giocano con le maschere di chi si materializza in scena, ed il gioco funzione, tutto è vero, tutto è autentico, Ipazia è li, ed ancora la follia dell’uomo, della sua fede, delle sue idee. Ipazia e li e con essa quel contesto fermo, intatto, immobile. Si spengono le luci e di nuovo torna la città, stavolta silenziosa, fa da sfondo ovattato agli applausi, decisi, giusti, finalmente il teatro.

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