Giordana, tra i De Filippo ed i fantasmi di una città perennemente in pena, al Teatro Bellini di Napoli

 

 

Il racconto di una città, dei suoi crucci, delle sue debolezze. Il racconto di un popolo, e della sua mistica necessità di sentirsi schiavo, seppur anche solo psicologicamente di un qualcosa, che condizioni, inequivocabilmente i giorni. Credenze, tradizioni, predisposizioni innate a sentirsi trasportare da quel brivido che è la leggenda popolare, che poi diventa storia, e poi indiscutibile realtà. Tra i test migliori di Eduardo De Filippo, forse il migliore per l’intensa analisi al limite dello studio sociologico, di uno strato sociale, avezzo all’inganno, al darsi in ogni modo pur di ottenere un proprio tornaconto personale, complice del proprio ego, e della tremenda abitudine alla sopraffazione. “Questi fantasmi”, in scena al Teatro Bellini di Napoli, con la regia di Marco Tullio Giordana, è l’ennesimo omaggio, ad Eduardo De Filippo, ad un modo di leggere le situazioni e con esse la società dell’epoca, di analizzarla, e di scriverne fino a trasportarne l’animo, l’essenza, in teatro. Le vicende di Pasquale Lojacono e di sua moglie Maria, interpretati da Gianfelice Imparato e Carolina Rosi, il legame, la crisi, i tradimenti, e la convinzione di lui , di meritare qualcosa, che in realtà è ben altro. Giordana evidenzia i tratti della “tragedia umana”, propri del testo, li rende netti, chiari, evidenti. Imparato, volteggia tra il dramma ed il grottesco, è uomo e maschera, attore, e poi ancora uomo in uno spicchio di realtà, colorita e fragile, coraggiosa e decadente. La doppia eredità morale, di Edurdo e poi di Luca, ribadisce i tratti di una compagnia, che del suo attore principale, mantiene spirito e passione, e che fiera del nome che ne caratterizza, si potrebbe dire, l’animo, si esprime in un’intensa, ed assolutamente imperdibile messa in scena.