Storia di Gaetano e di un principio che lo rese immortale. In scena al “Tram” di Napoli

La vita può essere un gioco, un attimo di leggerezza, un momento di tranquilla riflessione oppure la ricerca costante di quella che chiamiamo libertà.

(Luca Scarpati)

Il racconto di una vita, di una esperienza di una testimonianza tangibile, concreta, può avere diverse e particolari sfumature. Contorni spesso accesi, a volte quasi surreali, quel che conta però è tracciare per bene, nel modo più possibile diretto l’esperienza, il profilo, il tratto del protagonista in questione. Riccardo Pisani è autore di un testo intenso, dinamico, bizzarro ed assolutamente autentico. E’ la storia di Gaetano Bresci, l’anarchico toscano che mise fine alla vita di re Umberto I, a Monza, nel 1900. In scena, al Teatro Tram di Napoli, Nello Provenzano veste i panni di Gaetano, ne racconta la vita, ne interpreta la figura, ne trasporta i sogni, le aspirazioni e la ricerca del gioco.

In scena, la regia dello stesso Riccardo Pisani incrocia il percorso di Gaetano Bresci con gli aspetti più emozionanti e vivi di alcune favole, alcuni miti. Rodari, Icaro, il sogno, il racconto del gioco, l’entusiasmo che da la sfida, la volontà di arrivare alla meta, al di la di quel che dopo possa avvenire. Provenzano gioca, gioca e mette nel personaggio quelle abilità stilistiche e talentuose che soltanto pochi possono vantare. L’anarchico di inizio novecento fuso con la cultura del bimbo, quel percorso che resta invariato nonostante gli anni, le tappe, i viaggi, i rischi, il carcere, l’America, i figli. Gaetano Bresci, passa dall’essere bambino ad assassino. “Uccidere un principio”, diceva, non il re, una persona, bella, brutta, buona o cattiva.

Il sottile passo anche mentale della trama riporta il tutto anche ai nostri giorni, il sistema, chi si fa scudo, chi crede di farlo. La lotta la resistenza, vera o presunta. Il mondo ultras, le note e quel sentimento di appartenenza a qualcosa sempre e comunque dall’altro lato del confine. La linea stretta, quasi impercettibile, tra sano e sconveniente, giusto e sbagliato, autentico ed ipocrita, idealista e sognatore. Cosa resta di quegli spari, tre, quattro o cinque che fossero? Resta, l’idea, la passione, il fuoco nelle viscere del protagonista, giusta o sbagliata che fosse la sua azione. Resta la storia che ferma ne racconta ancora le gesta. “Gaetano, favola anarchica”, è il racconto di un’idea. Di un sognatore che come Icaro voleva toccare il sole con un dito, e magari, sorridendo, guascone, qualche naso ipocrita e borghese.

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D0v’è andato il sogno? Dov’è Gaetano. La sua favola, vivrà certo per sempre. La sua storia resta a tracciare riflessioni, giravolte e prese di posizione. Riccardo Pisani e Nello Provenzano, rielaborano e raccontano quell’evento, collegandolo al tempo che fu e paradossalmente a quello che oggi è. Il risultato è una attenta, scrupolosa ed a tratti agonizzante critica all’uomo ed al suo marcato immobilismo in alcune epoche storiche. Il sogno, il compimento della propria vita dettato solo ed esclusivamente dal raggiungimento ipotetico di quel fine. Gaetano, rinasce al Tram di Napoli, con tono informale, tra le labbra una sigaretta, racconta e si racconta. La storia, la favola, il re e l’anarchia. Il sogno, ed il teatro, più vivi che mai.