“Disintegrazione 2.0”: viaggio artistico, dalla mente al pensiero al Teatro Civico 14

Diverse, originali, autentiche, ognuna ha il suo tratto. Le varie forme di comunicazione, di “intrattenimento” del pensiero, dell’attenzione, offrono all’opera relativa, quel tratto che a volte sa distinguersi, sa rendersi unico.

Da una produzione  Electroshocktherapy (EST), Ilaria Delli Paoli, voce, Paky Di Maio, progetto sonoro e Francesco Zentwo Palladino, danno vita a una performance difficilmente inquadrabile, se è questo ciò che si cerca di fare. “Disintegrazione 2.0” è l’esperienza, trionfale alla Biennale di Venezia, la rappresentazione al Festival PresenteFuturo 2022 di Palermo. Un percorso più che mai segnante, che ha condotto i protagonisti in questione in scena al Teatro Civico 14 di Caserta.

Incastrare la forma espressiva, cosi come anticipato, è un concetto che probabilmente appartiene a logiche di fatto stantie e poco rappresentative di una realtà che artisticamente parlando, va da tutt’altra parte. Comunicare è un arte, essere in grado di farlo, non corrispondendo la cifra del tutto a un canone preciso, è qualcosa che richiede visione, fatica, voglia di dare, di trasmettere. A quel punto, tutto potrebbe semplificarsi, a quel punto il discorso può farsi davvero interessante.

Il collettivo Electroshocktherapy (EST) “impone”, allo spettatore, guidato dai primi battiti, dalle prime luci, dalla prima curiosa volontà di andare a comprendere ciò che sarà il tutto, un percorso specifico, scandito da bagliori, da momenti di puro travolgente ambiguo rapporto con la scena. Da un lato le domande, dall’altro le riflessioni. Tracce di esistenzialismo, immagini, racconti, e le parole di chi con la sua arte si è spesso reso manifesto di pensieri, posizioni, modi d’essere.

David Bowie, Norma Jeane Mortenson, The Cure, Joy Division, Amalia Rosselli, Mariangela Gualtieri, Anne Sexton, Ricci-Forte. Stralci di vita, d’esperienza, di comunicazione per l’appunto attraverso opere relative a specifici ambiti. Il viaggio, insomma, artisticamente parlando è della mente e dei punti toccati dall’impatto con specifiche sollecitazioni. Suono, visione, impronta umano. Messaggi chiari, messaggi veicolati attraverso la grazia della predisposizione al saper raccontare.

La forma è originale, vera perché unica, che lascia nello spettatore, la consapevolezza di aver fruito di un’arte insolita, almeno per i canoni. Gli stessi canoni che però, classificano, forse, per pura necessità di dividere la scena. La visione artistica, la voglia e la capacità di dare allo spettatore un punto di vista, uno spunto su cui riflettere, dare allo spettatore uno scorcio di vita, quella no, quella è unica, per fortuna.

La performance è chiaramente entusiasmante, viaggio, per l’appunto, tra vari concetti d’arte, vari veicoli. Il punto, cosi come anticipato, è però unico. Arte, gridata, scandita, assordante e accecante. Pubblico e visione, protagonisti e mente, pensiero, parola. La sintesi, più che mai significante, è di quelle da considerare, sempre, per amore della stessa arte.