“Calderon”, di Pier Paolo Pasolini, in scena al “Teatro Nuovo” di Napoli

Francesco Saponaro “incontra” Pier Paolo Pasolini, nella messa in scena di quello che fu il primo lavoro teatrale del Maestro, “Calderon”, ispirato a “La vida es sueno” di Pedro Calderon de La Barca. Al “Teatro Nuovo” di Napoli, Saponaro ci accompagna, con estro ed innovato appiglio comunicativo tra le angosce della Spagna franchista, attraverso le vicende di una donna, una figura, un’immagine che è allegorica ed umana, imbrigliata tra le asfissianti redini di un regime, di una società, di un pensiero, vile ed incapace d’essere. In scena Andrea Renzi, Maria Laila Fernandez, Clio Cipolletta, Francesco Maria Cordella, Luigi Bignone e Anna Bonaiuto (in video), danno volto alla tragedia, di un’esistenza dimezzata ed inespressa, attraverso tre sfumature, tre riflessi di un’unico tentativo di resistere, al martirio di un’anima. La storia di Rosaura, vittima della propria famiglia, dell’appartenenza borghese, di un contesto ostile al libero pensiero, al respiro, al sogno. “La grande forza intellettuale di Pasolini – spiega Francesco Saponaro – è quella di avere riferimenti altissimi ed essere, allo stesso tempo, uno spirito innamorato della vitalità, anche plebea, della sua forza pulsionale. Lavorare sul Calderón – continua – è una sfida, innanzitutto per la complessità del testo di Pasolini, il primo scritto per il teatro. Un dramma – conclude il regista – pervaso dal rapporto feroce tra individuo e potere, dal dubbio e dallo smarrimento, in una costante alternanza fra realtà e allucinazione”. Un dramma intenso ed avvolgente, in cui è viva la profonda riflessione dell’autore, sull’ignobile e svuotato contesto borghese, diviso tra individualismo e sete di potere. Saponaro rilegge con profonda intelligenza l’opera pasoliniana, contestualizzandola, nella forma ad un presente che ancora legittima come ancora attuale, il pensiero e la visione cruda e sfacciata dell’autore, autentica più che mai.