“1984” da Orwell al Teatro Bellini di Napoli, passando per Matthew Lenton

Matthew Lenton approda al Teatro Bellini di Napoli con una rivisitazione di un classico di George Orwell, “1984”, a metà trà nuova fedele rilettura ed ispirata critica alla moderna società. In scena fino al prossimo 2 Dicembre, lo spettacolo, con protagonisti in scena Luca Carboni, Eleonora Giovanardi, Nicole Guerzoni, Stefano Agostino Moretti, Aurora Peres, Mario Pirrello e Andrea Volpetti, ripercorre con dettagliata precisione narrativa le vicende di Winston, dei suoi dubbi, dei suoi amori e del suo ruolo in una società, esplorata e sconosciuta, vittima e carnefice, luce e buio nella sua vita. Lenton, in città dopo il successo del 2009 al Teatro Festival con “Interiors”, propone Orwell attraverso il suo linguaggio, il suo tratto, la sua radicata disponibilità a stimolare la mente, e lascia sospeso, come fosse accessibile a tutti, il dubbio di quanto dell’oggi, per forma, per sottile assonanza, sia vicino alla vicenda, fantasiosa ma dalle origini “storiche”, raccontata in “1984”. Una voce narrante, che è guida, icona e metafora in se, ambientazioni dal piglio psichedelico, ed un sottile, vago, senso di vuoto, accompagnano in scena i protagonisti, in un percorso complesso ed intenso, tra dubbi, riflessioni ed angoscianti pentimenti. Preziosa ed inaspettata, l’iniziale dibattito tra attori, partendo dalle pagine dell’autore inglese fino ai nostri giorni, interrogandosi su cosa di fatto possa significare essere liberi, e quanto si è condizionati, oggi, direttamente o indirettamente da qualcosa o qualuno che nemmeno riusciamo a vedere. Lenton riesce nell’intento, immagino abbastanza evidente, di calare lo spettatore all’interno della storia, sottoponendolo ai tormenti del protagonista, costringendolo a sentirsi a sua volta protagonista, attraverso il dibattito, il palco, la storia, gli attori, il teatro, le sue vibrazioni. Il tutto va da se, ed alla fine maggiore consapevolezza, probabilmente accompagna lo spettatore, consapevolezze e curiosità, per un classico senza alcun tempo.